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UOMO - Azioni per la difesa dei diritti umani

Alternativa Giovani Onlus Lampedusa GUARDA LA LOCANDINA

Il Progetto

Il progetto si contestualizza nel territorio delle Isole Pelagie con particolare riferimento all’isola di Lampedusa, in cui sempre più sentita tra la popolazione residente (rappresentata da circa 6000 abitanti), è la necessità di “capire” e “giustificare” i fenomeni di immigrazione irregolare: gli sbarchi o meglio i soccorsi a mare sono vissuti totalmente nell’immaginario collettivo, per sentito dire, per letto, come un’informativa. Tutto rimane “chiuso” tra forze dell’ordine e la società che gestisce il centro d’accoglienza; non un lampedusano, non una mamma sa veramente definire ed esprimere ad i ragazzi cosa vuol significare “sbarco”- “recupero” se non come un disagio collettivo sociale ed economico che fa andare alla deriva la propria isola.

Attraverso diverse fasi distinte in attività multidisciplinari rivolte agli studenti delle scuole dell’isola, si è reso visibile lo stato dell’ “Uomo - immaginario”, i reali aspetti dei fenomeni di immigrazione che l’isola sta vivendo, si sono creati dei modelli, dei principi di corretto comportamento dell’educazione interculturale nella comunicazione verbale, scritta, visiva. Il progetto ha avuto inizio con un azione di comunicazione, che aveva come obiettivo la conoscenza dello stesso progetto. Si è infatti proceduti alla divulgazione attraverso comunicati stampa, affissioni murarie, distribuzione di materiale informativo. Subito dopo il via ufficiale è stato dato con una conferenza stampa, alla quale hanno preso parte, oltre ai promotori e partner del progetto, anche diversi esponenti del mondo politico, sociale, culturale e religioso del territorio.

Le azioni previste nelle diverse fasi hanno posto particolare attenzione all’incontro con chi opera direttamente con i migranti (croce rossa italiana e save the children, guardia costiera, ecc), a definire, analizzare i linguaggi della comunicazione, i diritti umani, i ruoli degli stranieri, del cittadino, della scuola.

Il metodo di lavoro ha compreso dei laboratori didattici in cui i ragazzi hanno creato la loro immagine dell’immigrato rilevata dallo studio del linguaggio comune e della comunicazione di massa (stampa, radio, televisione, internet) al fine di creare il loro lessico di educazione interculturale “politicamente corretto”.

Particolarmente significativo anche l’incontro diretto con due migranti ospiti del CPSA che per la prima volta – su autorizzazione del Ministero dell’Interno, Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione – è stato concesso loro “il permesso” di uscire dal CPSA per raggiungere la scuola ed incontrare gli studenti. Sono stati proprio i migranti a sostituire “i veri insegnanti”: loro hanno insegnato storie di vita, esperienze, le lotte fatte per raggiungere l’Italia e per lasciare il proprio paese.

La conduzione di una ricerca-insieme e la scelta del lavoro cooperativo come strategie di apprendimento hanno permesso ai ragazzi di imparare a lavorare insieme per un progetto condiviso e a comprendere i vantaggi che offre il lavoro cooperativo.

Le attività sul campo si sono alternate a momenti di lavoro, discussione e riflessione in classe, per l’elaborazione e la sistemazione dei dati raccolti e per la revisione e il coordinamento del lavoro. Dopodichè si è passati alla fase conclusiva del progetto, dove gli studenti sono stati coinvolti in espressioni creative, azioni concrete o attività, che hanno richiesto capacità critica di progettazione e abilità manuali, e che sono state rivolte alla produzione di materiale (testi, poesie, disegni, foto, video, grafici, mappe, etc.) per la realizzazione di un prodotto finale che si prefigge di comunicare all’esterno i risultati dell’esperienza didattica svolta. Inoltre, l’osservazione diretta degli alunni e il lavoro per la realizzazione del prodotto finale, hanno costituito per gli insegnanti e gli educatori anche uno strumento di valutazione delle potenzialità dei singoli e dei gruppi e una verifica degli obiettivi raggiunti.

E l’obiettivo del “prodotto finale” è stato quello di rappresentare il primo e sentito desiderio di chi vive direttamente ed indirettamente il bisogno di conoscere e quindi interpretare e comunicare i "disagi" della convivenza con gli immigrati; disagi ancor più avvertiti se l’immagine dell’immigrato è quella riflessa da ciò che è stato per lui costruito o lasciato come nicchia: centri e campi di accoglienza, situazioni di precarietà e di degrado che divengono i luoghi mentali di riconoscimento dell'immigrazione molto più di quanto lo siano le situazioni di inserimento e di convivenza.

A tal proposito il “prodotto finale” è stato inviato a tutte le scuole secondarie di primo grado della provincia di Agrigento, nonché a diversi enti di volontariato ed istituzionali. Il tutto accompagnato da un dvd didattico appositamente realizzato, che si propone di “raccontare” il problema dell’immigrazione irregolare che riguarda Lampedusa, ma anche l’Italia e l’Europa.